Sei milioni per salire a Mesiano. Mentre studenti e famiglie rimangono in basso alle priorità.
- Massimo Di Matteo
- 21 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Un ascensore da 6 milioni: è davvero questa la priorità per la mobilità a Trento?
Sono iniziati i lavori per l’ascensore inclinato che collegherà viale Bolognini alla zona di Mesiano, dove si trova il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Trento. Un’opera dal costo complessivo di circa 6 milioni di euro, interamente finanziata dal bilancio comunale.
Ma è lecito chiedersi: si tratta davvero di un investimento prioritario e giustificato?
L’ascensore permette di superare un dislivello di 76 metri in poco più di un minuto. Ma chi ha come destinazione finale il polo universitario di Povo non ne trarrà alcun vantaggio: dovrà comunque arrivare in auto o autobus fino alla partenza, parcheggiare (se ci riesce), salire fino a Mesiano, e poi riprendere un autobus per completare il tragitto. Un percorso macchinoso, che difficilmente migliorerà l’accessibilità reale all’area.
In pratica, sarà utilizzato solo da chi deve raggiungere la facoltà di Ingegneria a Mesiano. Un’utenza limitata, per un’infrastruttura che evita un percorso a piedi di circa 11-12 minuti, completamente fattibile da chiunque non abbia difficoltà motorie. Possiamo davvero considerarla una priorità?
A fronte delle tante emergenze sociali e abitative che la città sta vivendo, non sarebbe stato più utile destinare quei 6 milioni, ad esempio, alla ristrutturazione degli appartamenti di proprietà del Comune per poi metterli a disposizione sul mercato? Una scelta che avrebbe avuto un impatto diretto nel contenere i prezzi degli affitti, aiutando concretamente studenti e famiglie in difficoltà.
L’impressione è che ci si trovi davanti a un’opera dal forte valore simbolico ma dal dubbio impatto reale, che rischia di diventare l’ennesimo esempio di scarsa visione strategica nella gestione delle risorse pubbliche.
Martina Margoni
Candidata di Lista
Generazione Trento

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