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Trento e l'accessibilità: una sfida ancora aperta

  • Immagine del redattore: Massimo Di Matteo
    Massimo Di Matteo
  • 10 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 12 mar

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2022), circa il 16% della popolazione mondiale – si tratta di circa un miliardo e trecento milioni di persone – vive con una forma di limitazione, sia essa fisica, sensoriale o cognitiva. Tale dato è in continua crescita, non solo come esito del costante invecchiamento della popolazione, ma anche a causa dell’aumento di incidenti e malattie croniche e/o degenerative che colpiscono persone di ogni età, inclusi i bambini. Il dato italiano è in linea con quello mondiale. A questa cifra, inoltre, va aggiunta quella delle persone che acquisiscono una disabilità temporanea. Tutte queste persone, e altre ancora, necessitano di vivere in un ambiente accessibile.


Con il termine accessibilità, ci si riferisce alla possibilità per le persone con qualsiasi tipo di limitazione, temporanea o permanente, di accedere in modo autonomo e su base di uguaglianza con gli altri all’ambiente fisico, all'ambiente virtuale, all'istruzione, ai trasporti, all'informazioni e ai servizi di ogni tipo.

 


Contributo video di Clara Lunardelli candidata nella Lista Civica Generazione Trento

 

Dato che l’accessibilità è comunemente considerata come destinata solo alle persone in sedia a rotelle (complice anche il simbolo internazionale che rappresenta la disabilità e che troviamo, ad esempio, nei parcheggi gialli all’uopo riservati), vale la pena di sfatare questo stereotipo.


simbolo internazionale della disabilità
simbolo internazionale della disabilità

Infatti, un ambiente accessibile è funzionale (quando non indispensabile) per un gran numero di persone: si pensi ad esempio a chi non vede, a chi non sente, alle donne in gravidanza, ai genitori con bambini e/o passeggini, agli anziani, a chi ha un braccio rotto, a chi deve usare le stampelle anche temporaneamente, a chi soffre di malattie reumatiche o che limitano la mobilità, a chi deve effettuare consegne con carrelli e così via.


Nonostante in Italia si sia già sviluppata un’ampia normativa tesa a implementare l’accessibilità negli ambienti materiali e virtuali, per varie ragioni (mancanza di possibilità, mancanza di volontà, norme contrastanti tra loro, mancanza di controlli e sanzioni, ecc.) questa non è sempre applicata o non è applicata correttamente rendendo quindi gli ambienti poco o per nulla accessibili, inclusi gli ambienti virtuali a cui tutti noi ci rivolgiamo per acquisire informazioni o per sbrigare pratiche amministrative di vario genere.


Raramente ci soffermiamo a pensare che un giorno invecchieremo: ma, se avremo fortuna, questo accadrà. Ancor più raramente ci soffermiamo a pensare che potremmo acquisire una qualche forma di disabilità: e, se avremo fortuna, questo non accadrà. Ma quando accadrà o se dovesse accadere, tutti noi vorremmo vivere in un ambiente accessibile.


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