Le grandi opere del faraone: Trento capitale del culto dell’ego?
- Massimo Di Matteo
- 7 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Come le piramidi d’Egitto, destinate a stupire i posteri, le nuove opere annunciate dall’amministrazione comunale sembrano più votate all’autoglorificazione che all’utilità pubblica.
Non si costruisce per rispondere ai bisogni reali della comunità, ma più probabilmente per il desiderio di lasciare un segno della propria esistenza terrena, un marchio di potere destinato a durare nel tempo. Allora ecco proclami di opere faraoniche uno dopo l’altro, mentre le vere necessità della città vengono ignorate: casa, traffico, ambiente, sicurezza...
Dietro ogni pietra posata, un’eco di gloria futura. Ma a pagare oggi sono i cittadini.
Paghiamo con il consumo di suolo, con la mancanza di investimenti nei servizi essenziali, con decisioni imposte dall’alto che non tengono conto della vita quotidiana delle persone. E tutto questo mentre il potere politico si consolida, diventa sempre più distante e inaccessibile, sempre più forte a nostro svantaggio.
Non è solo una questione di soldi sprecati, ma di una politica autoreferenziale, che non ascolta e non risponde ai bisogni della città.
Chi prova a opporsi viene ignorato, sia internamente ai partiti di maggioranza, sia esternamente nella società civile.
Chi chiede trasparenza si trova davanti a muri di gomma. Nel frattempo, la città si svuota, i servizi si riducono, i giovani se ne vanno, e chi resta si sente impotente.
Ma non siamo condannati a questa rassegnazione.
Possiamo riprenderci il diritto di decidere, di dire no a opere inutili e sì a una città che investe nelle persone, non nell’ego di chi amministra.
Generazione Trento nasce per questo: per dare voce a chi non si riconosce in questo sistema, per dimostrare che un’alternativa è possibile. Perché la politica non è proprietà di pochi, ma di tutti noi.
Martina Margoni
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