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"Bypass" di Trento: cantieri nei proclami, ma senza bonifica è un azzardo

  • Immagine del redattore: Martina Margoni
    Martina Margoni
  • 20 set
  • Tempo di lettura: 1 min
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Giovedì scorso il Governo era al Brennero per celebrare l’avanzamento dei lavori del tunnel di base. Foto, dichiarazioni, ottimismo a pacchi.


Eppure la realtà è molto diversa ai non lontani cantieri del "bypass ferroviario di Trento".


Terre avvelenate

Il tracciato previsto passa sopra alcune delle aree più inquinate d’Italia:

  • ex Sloi ed ex Carbochimica, dove nel terreno e nella falda restano piombo tetraetile, idrocarburi e sostanze tossiche.

  • ex Scalo Filzi, mai bonificato del tutto.


Parliamo di siti sequestrati in passato per il rischio ambientale, con studi che mettono in dubbio l’efficacia della barriera idraulica oggi in funzione. In pratica: gli inquinanti continuano a muoversi.


Ritardi mascherati

Il Ministro parla di “tempi rispettati”. Ma i fatti raccontano altro:

  1. il progetto definitivo non è ancora stato reso pubblico

  2. la bonifica non è nemmeno partita.

Il risultato? Una narrazione da inaugurazione continua, che rimanda sempre al futuro i problemi veri.


I soldi che mancano

Rischiamo di avere un’infrastruttura nuova costruita sopra terreni contaminati e mai messi in sicurezza, oltre a non avere un progetto di bonifica.


Il punto

Il bypass potrebbe essere utile a Trento. Ma oggi sembra più una grande opera usata come spot politico che un progetto serio.

Se non si affronta subito il nodo bonifica, i cittadini si troveranno con due problemi invece di uno:

  • un cantiere infinito,

  • una bomba ambientale ancora irrisolta.


Immagine tratta dal sito governo.it, licenza Creative Commons.

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