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Polveri e silenzi: quando il Comune difende l'impresa, chi difende i cittadini?

  • Immagine del redattore: Martina Margoni
    Martina Margoni
  • 20 lug
  • Tempo di lettura: 2 min
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Trento, 18 luglio 2025 - Dopo giorni di polvere e disagi, di segnalazioni e silenzi, finalmente è arrivata una dichiarazione. Ma ciò che colpisce non è solo il contenuto: è il tono, è il ruolo scelto dall’Amministrazione comunale. Perché non è stata una risposta ai cittadini. È sembrata piuttosto una giustificazione in difesa dell’impresa appaltatrice.


Il Sindaco, infatti, ha motivato l’assenza di bagnatura del cantiere, causa principale delle polveri, con il fatto che gli operai erano “sospesi” e che l’acqua avrebbe potuto farli scivolare.

Una spiegazione che, se non fosse seria, sembrerebbe grottesca.


Ma la domanda vera è: perché il Comune si assume l’onere di giustificare Webuild?


Non è compito dell’Amministrazione difendere una multinazionale con oltre 92.000 dipendenti e un appalto da 1.700 milioni di euro.

Il compito di un Comune è difendere i cittadini, chiedere conto alle imprese, pretendere il rispetto delle regole e dei protocolli ambientali e sanitari.


Se un tratto di cantiere viene lasciato scoperto, senza sistemi attivi di abbattimento delle polveri, non è un errore da coprire, ma un fatto da chiarire e, se del caso, da sanzionare. Se la sicurezza dei lavoratori è tale da impedire la bagnatura, ci si aspetta che vengano usate altre tecnologie, altre misure.


Per quei lavoratori impegnati, i cui diritti è sacrosanto che vadano tutelati, non può valere la logica del “meglio polvere per tutti che rischi per pochi”, né può essere accettabile che i residenti vivano avvolti da una nube per giorni.


Ma soprattutto: se oggi bastano alcune sospensioni operative per bloccare le minime tutele ambientali, cosa succederà domani, quando si scaverà nei terreni contaminati dell’ex Sloi?


È evidente un cambio di prospettiva preoccupante. Invece di essere garante del bene comune, il Comune si comporta come se fosse parte del cantiere. Come se l’opera fosse ormai “cosa loro” e i cittadini un fastidio da contenere. Ma Trento non è una zona militare. Non è una servitù industriale. È una città, abitata da persone.


Generazione Trento chiede con forza:

  1. Di sapere ufficialmente chi ha parlato: il Sindaco a nome del Comune, o Webuild per conto proprio?

  2. Che il Comune torni al suo ruolo istituzionale, di garante e controllore, non di scudo dell’impresa.

  3. Che vengano rese pubbliche le modalità di gestione delle polveri, le sospensioni lavorative e le misure sostitutive eventualmente adottate.

  4. Che venga attivato un monitoraggio ambientale costante, indipendente e trasparente.


Martina Margoni

Claudio Geat


Generazione Trento

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